il vero senso della parola mabul.
di Davide Assael
Mabul è una parola ebraica. La troviamo nella bibbia, fra il sesto ed il nono capitolo del libro della genesi, nei passi dedicati alla storia di Noè. Viene comunemente tradotta come “diluvio”, ma, in realtà, descrive un fenomeno molto diverso. Il testo parla sì della pioggia, ma della contemporanea esondazione dei fiumi, dei laghi, dei mari, l’emergere delle falde acquifere. Finché le acque dell’alto e quelle del basso, divise in secondo giorno della creazione, si toccheranno, fino a non distinguersi. Mabul è, dunque il momento in cui alto e basso si confondono, fino alla perdita dell’orientamento. Ne abbiamo una conferma analizzando la stessa parola, che condivide la radice con il verbo lehitbalbal, che significa confondersi. Così come lebalbel, mischiare. Ma un mischiarsi negativo, come parti che perdono la propria identità per fondersi in modo indistinto. Sembra l’immagine perfetta per descrivere lo stato di crisi che appare contraddistinguere il nostro momento storico, in cui, fra epidemie, guerre, problemi energetici, inflazioni, aumento del costo della vita, sembrano essersi persi i vecchi punti cardinali. Mabul è, quindi una categoria politica, sociale, economica, ma è anche una condizione che tutte e tutti noi sperimentiamo almeno una volta nella vita. Un momento di perdita dell’orientamento, in cui giusto e ingiusto, bene e male, vero e falso non riescono più a distinguersi. Va però aggiunta una considerazione. Praticamente tutte le culture hanno racconti simili, momenti di distruzione e rigenerazione. La specificità del racconto biblico, come mi è stato insegnato dal nostro maestro di Torah Haim Baharier, non è la storia del diluvio, ma il decreto del faraone che dichiarava la morte di tutti i primogeniti ebrei perché questo popolo stava diventando troppo numeroso e avrebbe finito col ribellarsi alla sua autorità. Come la Tevà di Noè, anche quella di Mose sarà composta di bitume. Con una differenza: l’arca di Noè fuori e dentro, la cesta di Mose solo esternamente. Perché, ci dicono i maestri il commento biblico, le acque del mabul sono più violente a quelle del Nilo. Secondo la bibbia, il diluvio che porterà alla quasi distruzione del mondo è la catastrofe più grave che possa avvenire, una vera regressione di un sistema, sia esso sociale, politico, o, appunto psicologico. Un ritorno, come accennavamo sopra, al primo giorno della creazione, le acque di sopra da quelle di sotto non erano ancora separate. Nel corso di questa nostra rubrica, sarà, dunque, utile per noi concentrarsi sì sul diluvio, per cercare di chiarire bene che cosa la bibbia descriva in questi capitoli della genesi, ma, soprattutto, sull’arca. Sulle sue misure, la sua struttura a tre piani, il materiale richiesto per costruirla. Sulla divisione a qunim (scompartimenti), sullo tsohar posto in alto, sulla sua parte laterale.
Ogni elemento è funzionale a mantenere l’orientamento in un momento in cui tutto appare confuso e indistinto, infine, dovremo riflettere sul nuovo patto stabilito fra il creatore e Noè al termine del mabul. Patto scandito dai sette principi noachici, le prime leggi ricevute dall’umanità. Leggi, secondo la bibbia, universali, che tutti i popoli devono rispettare. Ne emergerà un’immagine inedita della legge: non qualcosa che si contrappone all’individuo, ma un elemento di supporto nel suo cammino. Uno strumento per tracciare limiti che gli esseri umani avevano dimostrato di essere incapaci di autoimporsi.
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